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Gioite, ingollatori di brioscine mezze salate e tutte francesi, adoratori dell’elettronica con la baguetta, stupefatti tifosi azzurri cantori della mamma di Zidane… Arkedo non è morta e se è morta, lo ha fatto solo per uno studio in prima persona dell’inferno, luogo destinato ad accogliere le matte-matte-matte scorribande del coniglio scheletrico di Hell Yeah!. Il punto esclamativo fa parte del titolo del gioco, sì.
Dopo aver dimostrato che uno sparatutto a base di pennino su Nintendo DS non solo era fattibile, ma era anche doveroso (Big Bang Mini, 2009), il minuscolo team francese si era dato alla sperimentazione, distribuendo attraverso le varie piattaforme digitali tre bon-bon di sicuro effetto: 01 Jump!, 02 Swap! e 03 Pixel!. Tutti amorevolmente recensiti, con brevità e pressapochismo, su questo blog. Epperò Camille e Aurélien poi erano scomparsi, salvo rifarsi vivi oggi, con l’annuncio di Hell Yeah! Wrath of the Dead Rabbit, il prossimo progetto
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C’è un tempo per tutto e quindi c’è anche stato un tempo per i giochi “di corse” (e non “di guida”) visti dall’alto, ben più tardi del debutto di Super Sprint peraltro. A 2012 inoltrato viene difficile anche credere che per cinque minuti, o un paio d’anni buoni, ci sia davvero stato un periodo in cui minuscole robette con le ruote, tutte prese a seguire improbabili modelli fisici, potessero rappresentare un trend. Eppure così è stato, anche e soprattutto per merito di Codemasters e del suo Micro Machines, una roba talmente europea e talmente personal computer che fare di più sarebbe stata dura. Merito di Codemasters almeno all’apparenza, perché dietro alle letali partite in multiplayer (con cartridge che ospitava due prese extra per i controller, nel caso dell’edizione Megadrive) si celava il nome di SuperSonic Software, etichetta dedita allo sviluppo nata nel 1989. E che otto anni dopo avrebbe scelto Mindscape per tornare ad allestire lo
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È successo: i generosi convenuti alla festa del trentaduesimo compleanno mi hanno regalato una PlayStation Vita. Con tanto di bigliettino “dato che sei scemo ti abbiamo vinto una Vita”, che ci ho messo tre letture a capire che intendessero. Ora non resta da fare altro se non aspettare che Amazon.it consegni l’accrocchio, che potrebbe succedere tra due giorni o un po’ più in là. Certo, tra due giorni sarebbe un po’ la vittoria dell’e-commercio, che ti fa arrivare il pacchettino gioioso giusto giusto in tempo per santificare la distribuzione ufficiale europea della console, ma anche fosse più in là cercherò di non farlo pesare troppo all’Audio Radar.
Nel frattempo posso sempre cercare di capire cosa prendere e cosa evitare, cosa giocare e cosa schifare. Tanta è la curiosità a riguardo, che ieri sera ho addirittura riacceso la vecchia PSP ed eseguito tutti e tre gli aggiornamenti di sistema che mi hanno poi permesso di lanciare
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In guerra e in carestia, ogni picchiaduro a incontri era galleria. Che poi probabilmente l’adagio non andava a parare proprio lì, ma è la storia a insegnarci che nei primi anni ’90 anche questa versione era più che accettata. Soprattutto da chiunque si fosse messo in casa un sistema da gioco qualsiasi che non rispondesse al nome “Super Nintendo”. Così il Team 17 assicurava tutti che Body Blows fosse un gioco degno di lodi sperticate e non solo di risatine sommesse o coccole di pietà. Finì decisamente peggio a chi aveva scelto o si era comunque ritrovato a dover gestire la propria voglia di videogioco attraverso un Megadrive. Che era, è e rimarrà una console di primissimo piano, ma che fino al 1993 ha sofferto la mancanza di picchiaduro a incontri come poche altre. Per tutti i fulmini, Street Fighter II Champions Edition uscì addirittura prima in versione PC Engine, che sul 16 bit Sega, se non era dolore vero quello…
Il dolore e l’astinenza aprono
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Ieri la Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI) ha presentato i dati relativi allo stato del mercato discografico nel Bel Paese. Una ricerca effettuata da Deloitti che lascia ben sperare, perché la vendita di musica digitale ha fatto segnare un +22% rispetto al 2010, un incremento ben più consistente rispetto alla media mondiale (+8%). Numeri che si suppone vadano soppesati con un minimo di sale in zucca, perché con tutta probabilità stiamo solo recuperando terreno e facendo ieri e oggi quello che altri mercati han già fatto l’altroieri. Comunque sia, così è ed è pure rassicurante scoprire che sono in ascesa le vendite di album integrali, piuttosto che di singole canzoni (+37% per i primi).
Il che mi porta diritto diritto all’argomento di questo post, che nasce altrove: non tanto dall’acquisto di musica digitale, ma dei supporti fisici. La stessa ricerca indica che in Italia le vendite di CD sono scese del 7% rispetto al 2010, tutto abbastanza
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