Come tutti gli esercizi di stile, il rischio più tangibile è quello di rivelarsi sotto le forme di un delizioso scrigno vuoto. O, per dirla con le parole di Cocciantone nostro: una bella senz’anima. Non è peccato ritenere Rayman Origins fin troppo algido e incapace di quel guizzo di personalità tipico dei migliori del suo genere, almeno per la prima metà abbondante delle peregrinazioni attraverso il suo mondo. Solo dopo aver completato la prima porzione di avventura si viene ricompensati con quel qualcosa in più che in effetti mancava: si aprono nuovi livelli negli stessi mondi visitati in precedenza e questa volta le cose si fanno più serie, più precise, a tratti lievemente frustranti (ma mai più di quanto non sia sopportabile dall’esperto di giochi di piattaforme). E, tutto sommato, come evitare di ripensare ai due Super Mario Galaxy e al coscritto Super Mario 3D Land anche in questo caso? Come i suddetti, Rayman Origins dedica le sue sfide più accese e accelera il ritmo solo quando è sicuro di trovarsi di fronte a un giocatore esperto, che vuole esattamente quello.
Che, però, Rayman Origins sia un gran gioco lo si capisce da quanto scritto finora, ovvero dal semplice fatto che il confronto con Super Mario sia stato tanto frequente quanto approfondito: vuole semplicemente dire che non solo Origins ha tutti gli elementi essenziali che rendono un gioco di piattaforme un grande gioco di piattaforme, ma che si avvicina anche pericolosamente al migliore di tutti. Situazione ormai più unica che rara, in un mercato in cui il classico gioco di piattaforme è praticamente scomparso e quindi rimasto a totale appannaggio degli studi giapponesi di Nintendo (o statunitensi, vedi alla voce Donkey Kong Country Returns).
Rayman Origins è anche, infine, una dolce vendetta e un ritorno alle origini: il primo capitolo della non meglio precisata melanzana riuscì a riscuotere consensi e a far conoscere anche oltre oceano il marchio Ubisoft grazie alle stesse caratteristiche di Origins. Ovvero una splendida realizzazione grafica, uno stile visivo tutto suo e l’eccellente padronanza delle meccaniche di gioco. Rispetto al titolo del 1995 Rayman Origins si muove comunque in tutt’altro modo: molto più snello, veloce, sinuoso e pulito. A proposito di pulizia: non esiste personaggio meno adatto a un gioco di piattaforme quanto Rayman… con i suoi elementi disgiunti (la mancanza di braccia e gambe, presente no?) l’eroe di Ancel è un piccolo sistema di satelliti che orbitano attorno al pianeta-panza centrale. Insomma, non quanto di più immediato e istintivo per quanto riguarda il calcolo dei punti di collisioni potenziali con spinoni, colpi dei nemici e quant’altro. In più di un’occasione qualche sopracciglio viene alzato: “ma quel coso non sembrava avermi colpito” / “ma quel nemico da dove diavolo è passato per raggiungermi” e via di questo passo. La grandezza del gioco sta anche nel riuscire a scrollarsi di dosso questi pochi sguardi incarogniti, dopo qualche morte di troppo.
La vendetta di cui sopra, per concludere, sta nella caparbietà con cui il team di Ancel a Montpellier (coadiuvato da Ubisoft Casablanca) ha orchestrato il ritorno in scena di Rayman. Quando la casa madre sembrava aver ormai identificato nei soli Raving Rabbids i suoi eroi per quel tipo di pubblico, Ancel si è fatto da parte e ha ostinatamente allestito il teatro dell’improbabile in cui far recitare questo redivivo Rayman, che non è mai stato protagonista di un gioco migliore. Neanche quando la stampa USA osannava, per motivi piuttosto difficili da comprendere, Rayman 2 The Great Escape come la cosa migliore che potesse capitare ai videogiochi. Quel secondo episodio e il terzo, disponibile da qualche giorno in versione HD su PS3, Xbox 360 e PC, rappresentano due buone avventure, minate da problemi ben più evidenti rispetto a quelli riscontrabili in Rayman Origins. Di sicuro non possono vantare la stessa coerenza stilistica.
Giocato su PlayStation Vita, poi, Rayman Origins si dimostra semplicemente irresistibile: il ritmo è quello giusto, gli occhi continuano a inumidirsi e si può pure far finta di non aver sentito quelle maracas che segnalano la presenza dei Relic, l’unica novità introdotta in questa versione. Scaricatevelo velocemente, tenetelo sempre lì installato e godetevi la miglior melanzanata di sempre.
* Su PlayStation Vita, per non fare torto a nessuno, è stata del tutto eliminata la modalità multiplayer. D’oh!
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