• Uncharted 3: Il deserto dei Tartari

    Di quella che sembrava la principale locazione del nuovo capitolo quasi nulla era stato mostrato; lo chateau in fiamme, la nave da crociera e la rocambolesca scena dell'areoporto potevano essere le classiche dimostrazioni che sfoggiano i muscoli senza bruciare il fiore all'occhiello, quel deserto che avrebbe potuto serbare i più grossi spunti di gioco o comunque il più imponente sforzo in termini d'ambientazione. Alcune dichiarazioni dello sviluppatore riguardo la sfida della rappresentazione della sabbia e di uno scenario senza confini architettonici completava il quadro all'insegna dell'hype; considerando il notevole balzo qualitativo tra il primo ed il secondo episodio, nonchè il fatto che l'importanza del tema sembrava suggerita dalla stessa box-art definitiva, sentivo d'aver fiducia.
    La reazione davanti all'opera compiuta è stata quantomeno di sconforto; il deserto, bramato per numerosi capitoli aridi solo di sorprese, s'è rivelato un sorta di montaggio di cut-scene interattive, in cui il massimo dell'interazione consiste nel mandare avanti il personaggio tenendo inclinato l'analogico nell'unica plausibile direzione, fino alla dissolvenza che conduce alla successiva ripresa.
    Le stelle, il miraggio, la sete, la citazione a Thomas Eliot: c'è tutto, ma solo in vetrina, pochi minuti di fruizione passiva. Seguivano una stringata, ordinaria sparatoria in un villaggio fantasma, scenario non più ampio della mappa multiplayer già provata in versione beta, e l'inevitabile 'carrellata' all'inseguimento del convoglio nemico.
    Non è la delusione di un'aspettativa malriposta a condizionare il giudizio su quella che rimane oggettiva povertà ludica; resta la lezione su quanto, in questi tempi di eccesso di informazioni e di esagerata precognizione delle esperienze di gioco, il 'non detto' difficilmente sia da interpretarsi come riserbo strategico sulle migliori risorse - come si dice: 'what you see is what you get'.
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    Questo articolo era stato originariamente pubblicato nel blog: Uncharted 3: Il deserto dei Tartari iniziato da xPeter
    2 Commenti
    1. Gargaros -
      Doveva intervenire Zave per fargli avere un post nel forum

      Peccato che le risposte da blog a home si perdono...
      • Rispondi
    1. Dynamis79 -
      Personalmente mi e' piaciuta anche la parte del deserto. E' vero che il gioco a questo punto diventava un film (poco interattivo), ma penso sia stata una scelta voluta dai programmatori per rendere meglio il dramma di una situazione dove ormai "non c'era piu' nulla da fare" ,in senso diciamo metaforico, il giocatore stesso non poteva fare piu' niente. In un gioco nel quale si susseguono sparatorie, fughe e colpi di scena hollywoodiani a raffica, a mio parere ,un periodo di calma ci sta tutto. imho
      • Rispondi
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